La medicina ambientale è una branca multidisciplinare della medicina che studia l'influenza dei fattori ambientali sull'insorgenza delle patologie. L'ambiente, oltre a rappresentare la fonte da cui gli esseri umani ricavano l'ossigeno, le sostanze nutritive e l'acqua fondamentali per la vita, nonché il luogo in cui si svolge l'attività sociale e quella lavorativa, rappresenta anche una potenziale causa o vettore di patologie fra le quali spiccano: danni provocati dalle radiazioni, effetti dell'inquinamento atmosferico, intossicazioni e avvelenamenti, tumori, e malattie infettive. Campi di interesse di questa disciplina sono quindi la qualità dell'acqua in relazione alla salute umana, gli effetti del tempo meteorologico e del clima sulla salute, l'inquinamento, l'uso di fitofarmaci e altre sostanze derivate da attività umana, lo stile di vita, e l'epidemiologia.
L'allergologo statunitense Theron G. Randolph, che descrisse la sensibilità chimica multipla, è ritenuto essere il pioniere della medicina ambientale[1] con la sua pubblicazione Human ecology and susceptibility to the chemical environment (1961).[2]
La metodica e prassi della medicina ambientale si basa sugli studi epidemiologici,[3] la sorveglianza e monitoraggio di malattie e agenti,[4] e la valutazione e gestione del rischio[5] per la rilevazione, prevenzione e controllo delle malattie legate all'ambiente.
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